Sull’esempio della famiglia Lenatti, che nel 1925 realizzò la Capanna Nuccia, anche Santino Schenatti – noto in Valmalenco come “el mat Sant ” e padre del futuro conquistatore della parete nord del Monte Disgrazia – decise di costruire un rifugio nei pressi dell'alpe Zocca, situata a 2190 metri di quota in alta Val Ventina, allora considerata un punto strategico per l’accesso ai versanti settentrionali del Monte Disgrazia. L’alpe Zocca (dal dialettale zòca, ovvero avvallamento) era raggiunta dagli alpinisti partendo da Chiareggio e passando per le Alpi Forbesina e Sentieri. Santino costruì il rifugio completamente da solo. Pur semplice e modesto, per alcuni anni fu un punto d’appoggio apprezzato da alpinisti ed escursionisti. I ruderi del rifugio Santo sono ancora visibili appena a monte dell'Alpeggio.