Le prime ascensioni
1830 circa. La prima ascensione non ufficiale (mancando i nomi e la data) alla vetta del Pizzo Scalino avvenne a opera di topografi lombardi al servizio austriaco, che vi posizionarono un segnale trigonometrico, necessario per redarre la Carta Topografica del Regno Lombardo-Veneto, costruita su misure astronomico-trigonometriche ed incisa a Milano nell'Istituto Geografico Militare dell'I.R. Stato Maggiore Generale Austriaco. La carta è stata pubblicata nell'anno 1833, perciò l’ascensione è precedente a quella data.
1866. La prima ascensione ufficiale. I primi alpinisti che conquistarono la vetta furono Francis Fox Tuckett (1834-1913) già primo salitore del Monte Bianco per la via San Gervais e il banchiere britannico Frederick August Jeats (1837-1925), socio del CAI Firenze, con le guide alpine elvetiche Christian Almer (1826-1898) e Franz Andermatten (1126-1883). L’équipe scelta, tutti esperti scalatori con rilevanti ascensioni su tutto l’arco alpino e in particolare nel gruppo del Monte Bianco, raggiunsero la vetta del Pizzo Scalino, provenienti da Poschiavo attraverso il Passo Canciano, metri 2500 e risalendo tutta la vedretta dello Scalino fino alla spalla sud-est e quindi al culmine.
1873. La prima ascensione italiana. Il 15 agosto 1872 viene fondata la Sezione Valtellinese del Club Alpino Italiano sotto l’esperta guida del suo primo presidente, Conte Luigi Torelli di Villa di Tirano. Si formò immediatamente il primo nucleo di scalatori composto da: Dott. Alessandro Rossi, Ing. Giacomo Orsatti, Ing. G.B. Sertoli, ingegner Francesco Fojanini, Antonio Cederna e Dott. Linneo Corti, [padre del famoso alpinista e fotografo Alfredo]. L’ascensione al Pizzo Scalino, salendo dal Painale, e il canto di apertura della sezione valtellinese, venne effettuata nell’agosto 1873 da Rossi, Foianini e Orsatti. (1)
Luogo di supremo incanto // “Per raggiungere il Pizzo Scalino conviene partire alle ore 16 e pernottare a Prabello, meta di pittori e luogo di supremo incanto. Raggiunto Pizzo Scalino nelle prime ore del mattino seguente, l’occhio domina un mondo senza confini: dalle punte dell’Adamello al Gruppo del Bernina, dall’imponente mole del Disgrazia all’Engadina, dalle Alpi Bergamasche ai monti della Svizzera è tutto un dolce errar di sguardi insaziati. Tornando a Chiesa, prima di sera, quelli che si ritrovano par siano piccoli uomini e noi par d’essere giganti” (2)